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Nella giornata di ieri Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato di aver accettato di stabilire relazioni diplomatiche a tutti gli effetti, attraverso la mediazione degli Stati Uniti.

In questo accordo, storico, Israele ha promesso di fermare temporaneamente l’annessione delle terre occupate dal popolo palestinese.

La decisone di fermare il progetto di espansione nelle terre palestinesi è stato affermato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa.

«Oggi – ha detto Netanyahu – stiamo inaugurando una nuova era di pace tra Israele e il mondo arabo. Ci sono buone possibilità che altri paesi arabi si uniranno a questo circolo mondiale in espansione».

Gli Emirati Arabi Uniti diventano così il terzo paese arabo dopo la Giordania e l’Egitto ad intrattenere relazioni diplomatiche con Israele, mentre nel Golfo Persico è il primo paese a farlo.

Questo accordo è una vittoria in politica estera per il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump in vista delle presidenziali di novembre, che ha dichiarato:

«Ora che il ghiaccio si è rotto, mi aspetto che altri paesi arabi e musulmani seguano gli Emirati Arabi Uniti».

Il cambiamento che sta investendo il Medio Oriente è una bomba ad orologeria per i paesi arabi che reputano sacro l’asse anti-israele, come l’Iran che considera la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi una misura pericolosa e “vergognosa” e ha messo in guardia gli EAU dall’interferenza israeliana nelle “equazioni politiche” nella regione del Golfo.

Nel frattempo anche in Palestina l’accordo è visto con estrema reticenza, un portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas lo ha definito un “tradimento” che dovrebbe essere annullato.

Sempre dall’Iran il ministero degli Esteri ha condannato fermamente l’instaurazione di relazioni diplomatiche tra Emirati Arabi Uniti e Israele, definendo l’accordo «un pugnale con il quale gli Emirati Arabi Uniti hanno pugnalato ingiustamente alle spalle il popolo palestinese e tutti i musulmani».

Le accuse agli Emirati non si fermano all’invettiva, difatti la dichiarazione iraniana prosegue minacciando azioni concrete: «Il governo degli Emirati Arabi Uniti e altri governi satellite devono assumersi la responsabilità di tutte le conseguenze di questa azione» afferma la nota.

Il governo iraniano è convinto che si rafforzerà senza dubbio l’asse di resistenza nella regione del Golfo, stigmatizzando i rapporti diplomatici tra i due stati come “evidente stupidità strategica”.

Hossein Amirabdollahyan, consigliere del presidente del parlamento iraniano, ha criticato l’evento su Twitter:

«L’approccio degli Emirati Arabi Uniti alla normalizzazione delle relazioni con la falsa e criminale entità israeliana non serve solo alla pace e alla sicurezza, ma servirà alla continuazione dei crimini sionisti. Non c’è giustificazione per il comportamento di Abu Dhabi, che è un chiaro allontanamento dalle ambizioni di Palestina e Gerusalemme. Con questo errore strategico, gli Emirati Arabi Uniti cadranno nel fuoco del sionismo».

L’ex capo dell’IRGC iraniano, Mohsen Rezai, ha scritto su Twitter che gli Emirati Arabi Uniti si stanno trasformando in un «paradiso di Israele» da almeno 10 anni e che «nessun musulmano, guerriero zelante e nessun arabo tradirà la Palestina, e questi sono solo languidi colpi alle spalle».