Nella giornata di ieri si sono concluse le consultazioni nazionali svolte presso il Centro internazionale per le Conferenze di Bamako. L’obiettivo della consultazione era riunire le forze vitali della nazione per concordare le modalità pratiche della transizione governativa dopo il golpe che ha destituito Ibrahima Boubakar Keita il 18 agosto 2020.
In particolare, si trattava di definire le linee principali della tabella di marcia e di elaborare la carta di transizione definendo i nuovi organi istituzionali, le loro funzioni, le modalità di designazione e la complessiva durata.
Sulla bozza della roadmap iniziale, i partecipanti hanno definito sei aree di lavoro: il ripristino e il rafforzamento della difesa e della sicurezza su tutto il territorio nazionale, la promozione del buon governo, la revisione del sistema educativo, riforme politiche e istituzionali, l’adozione di un patto di stabilità sociale e l’organizzazione di elezioni generali.
Nella Carta di transizione, sono stati mantenuti i seguenti organi: il presidente della transizione, il capo dello Stato, il vicepresidente, il governo di transizione -composto al massimo da 25 ministri- e il Consiglio nazionale di transizione (organo legislativo composto da 121 membri delle forze di difesa e da tutte le forze vitali della nazione). Sulla tanto discussa durata della transizione si è giunti ad un compromesso: durerà massimo 18 mesi dalla data dell’inaugurazione presidenziale.
«Quello che ci aspetta ora è altrettanto difficile, vale a dire attuare le risoluzioni di questa riunione», ha affermato il presidente del CNSP, che si è impegnato nell’osservare il regolare svolgimento di quanto stabilito, nell’esclusivo interesse di Popolo maliano. La tabella di marcia e il criterio di transizione sono stati infine convalidati dai partecipanti per acclamazione.
La volontà di un paese laico e democratico si è fatta sentire nei tavoli di discussione e lo stesso Presidente avrebbe espresso parole di elogio per questa nuova strada post-Keita. Ma a lasciar stupiti sono le parole pronunciate subito dopo, dove ha affermato quanto il Paese sia entrato in difficoltà dall’avvento della democrazia multipartitica, ostacolando il funzionamento della lo stato.
IL DISAPPUNTO DEL MOVIMENTO DEL 5 GIUGNO
Ma non tutti hanno concordato sulla risoluzione finale, come il comitato strategico M5-RFP che ha respinto le conclusioni risultanti dai tre giorni di consultazione nazionale, denunciando la volontà del CNSP di confiscare il potere a proprio vantaggio.
In una dichiarazione letta dal suo presidente, il dottor Choguel Kokala Maiga nella tarda serata di sabato 12 settembre 2020, fa sapere che il documento finale letto durante la cerimonia di chiusura non ha rispettato le delibere risultanti dal lavoro dei vari gruppi su più punti. Tra questi il riconoscimento del ruolo dell’M5-RFP e dei martiri nella lotta del popolo maliano per il cambiamento, la scelta maggioritaria di una transizione guidata da una figura civile e quella di un primo ministro civile.
Sempre secondo il M5-RFP ci sarebbero delle integrazioni alla Carta che non sono mai state oggetto di dibattito, in particolare sulle prerogative del Vicepresidente, sulla composizione e sulle modalità di selezione dei membri del collegio che nominano il Presidente. Ma anche sull’atto che fissa la chiave di ripartizione tra i componenti del Consiglio nazionale di transizione.
Di conseguenza, prosegue il documento, l’M5 pur condannando le intimidazioni, denuncia “la volontà di accaparrarsi e confiscare il potere a vantaggio del CNSP”.