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Ancora violenza lungo le strade della Colombia, dove ieri sono esplosi nuovamente gli scontri tra polizia e manifestanti.

A riportare la notizia sono gli stessi rappresentanti dei gruppi di manifestanti, che insieme all’ufficio per i diritti umani della città denunciano un intervento armato delle forze dell’ordine a seguito di “proteste pacifiche”.

Le violenze si sarebbero concentrate a Bogotà, la capitale dello Stato colombiano, ma notizie di episodi simili arrivano anche dalle province di Medellin, Cali e Bucaramanga.

La manifestazione nazionale di ieri è stata la conclusione di uno sciopero, indetto dai principali sindacati del paese, per chiedere interventi contro la povertà causata dalla pandemia di Coronavirus.

A partecipare alle proteste anche gruppi di femministe, che chiedono la legalizzazione dell’aborto al momento in discussione presso la Corte Costituzionale.

Fonti locali riportano tuttavia come la partecipazione allo sciopero sia stata “considerevolmente inferiore” rispetto ad un’iniziativa analoga andata in scena il 28 aprile di quest’anno.

Un numero imprecisato di manifestanti sarebbe rimasto ferito nelle zone ovest e sud-ovest della capitale.

Secondo l’osservatorio per i diritti umani di Bogotà, diversi partecipanti allo sciopero sarebbero stati trattenuti in arresto illegittimamente dalla polizia.

Nel quartiere di Usme, a sud ovest della città, nel tentativo di contenere i manifestanti la polizia avrebbe aperto il fuoco.

Situazione diversa invece a Cali, dove i manifestanti avrebbero dato fuoco ad una stazione della polizia.

Anche a Medellin si sarebbero verificati violenti scontri tra la polizia e diversi manifestanti violenti, come riporta il quotidiano locale El Colombiano.