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In questi giorni i leader dei Paesi che compongono l’Unione Europea sono riuniti al castello di Brdo, in Slovenia, per discutere i temi che negli ultimi mesi hanno messo in difficoltà l’Occidente, a cominciare dalla disastrosa ritirata dall’Afghanistan e della conseguente necessità di una difesa comune ed una propria autonomia strategica.

Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha dichiarato: «Ci siamo resi conto che dobbiamo essere in grado di agire più autonomamente, per far sì che le nostre alleanze risultino più forti».

Il politico socialista, per quanto favorevole ad una maggiore autonomia europea sulla sicurezza, ha voluto ribadire che “la Nato è un pilastro della sicurezza su cui contiamo” e che gli Stati Uniti “rimangono i nostri partner privilegiati in materia di sicurezza”.

Parole che non faranno piacere all’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron, da sempre critico verso l’Alleanza Atlantica, definita in più di un’occasione come “in stato di morte cerebrale”.

Il Presidente francese è infatti uno dei più accesi sostenitori di una difesa comune europea (comprendente anche un vero e proprio esercito) quasi del tutto staccata da Washington: «Dobbiamo essere chiari con noi stessi su ciò che vogliamo fare per i nostri confini, la nostra sicurezza, per la nostra indipendenza industriale ed energetica ma anche tecnologica e militare».

Le parole di Macron suonano come una risposta a quelle del segretario generale della Nato Stoltenberg che, durante la recente visita a Washington, aveva dichiarato come la creazione di strutture alternative alla Nato rischierebbe di indebolire l’Alleanza e quindi l’Europa.

Anche il presidente del consiglio italiano Mario Draghi ha ribadito la convinta adesione dell’Italia alla NATO ma ha aggiunto che il recente ritiro dall’Afghanistan impone all’Unione Europea delle riflessioni sul futuro della difesa europea. «Non abbiamo più tempo» ha concluso Draghi, spronando i membri della Commissione a produrre un documento sulle prospettive comuni dell’Europa.