Skip to main content

La giovanissima scrittrice di Lugansk Faina Savenkova è stata inserita sul sito Mirotvorets, informalmente legato ai servizi segreti ucraini.

Si tratta di una sorta di lista di proscrizione on line, dove vengono pubblicamente schedati attivisti, giornalisti, persino cantanti e attori sgraditi al nuovo corso politico di Kiev impostosi con il golpe di piazza Euromaidan del 2014.

Da allora è diventata quasi una triste consuetudine per ogni personaggio che intervenga a qualsiasi titolo a proposito del Donbass e della Crimea in senso non rigidamente atlantista ritrovare la propria foto segnaletica e dati personali spiattellati su questo motore di ricerca dell’odio, che già ha portato all’assassinio di alcuni soggetti inseriti nella lista nera.

Ma ora si segna un nuovo record della vergogna, perché ad essere messa alla gogna è una minorenne, ‘colpevole’, secondo il sito internet, di aver partecipato ad alcune rassegne letterarie russe e di essere “vittima della violenza psicologica russa”.

Ma in realtà la colpa di Faina è di sognare, narrare, comunicare, sperare … in una parola sola esistere, invece di rassegnarsi a sopravvivere in silenzio, possibilmente senza turbare il velo di censura omertosa che da Washington a Kiev deve obbligatoriamente imporsi sulla guerra in Donbass.

Una minorenne, inserita nel mazzo di carte degli obiettivi da colpire: tutto ciò avviene in uno Stato in predicato di aderire alla NATO, da anni sulla soglia dell’Unione Europea, pur confinato stabilimento dietro la lavagna della sala d’attesa per la corruzione siderale che lo appesta.

Faina crede e spera. E come farebbe ogni giovanissima che creda e speri nei valori e diritti affermati dalle Convenzioni ONU ha scritto all’UNICEF, richiedendo un intervento della comunità internazionale per convincere l’Ucraina a chiudere il sito Mirotvorets.

Chi invece annovera già qualche capello bianco sulle tempie non può che dubitare su un qualsivoglia interessamento da parte di agenzie globali ridotte a mera sovrastruttura, quando non foglia di fico, dei medesimi poteri forti che hanno deliberatamente sacrificato l’Ucraina sull’altare della nuova guerra fredda.

Sul medesimo sito infame ancora campeggia ad esempio la fotografia del reporter italiano Andrea Rocchelli assassinato dall’artiglieria ucraina, responsabilità accertata dalla giustizia italiana che pure non ha condannato nessuno liberando l’unico imputato arrestato.

I redattori di Mirotvorets hanno aggiornato la scheda di Rocchelli con la scritta “liquidato”, nel silenzio complice delle autorità italiane.

Ma Faina ha comunque fatto bene ad intervenire. Perché la posizione va presa, sempre. Quantomeno, non avranno mai il silenzio delle persone libere, uomini, donne. E ragazzine.