Teheran torna a Vienna, dopo cinque mesi, per il tanto discusso trattato sul nucleare.
L’Iran infatti, rappresentato dal gruppo dei funzionari fedelissimi al Presidente Ebrahim Raisi, provenienti dall’ala ultraconservatrice, si siederà al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti e le altre cinque potenze alleate.
Dall’altra parte siedono i rappresentanti degli americani che proprio con l’Amministrazione del Presidente Biden hanno deciso di riprendere i termini dell’accordo senza però modificare inizialmente le sanzioni economiche.
Si tratterà della settima fase dei negoziati miranti a rivitalizzare l’accordo del 2015, messo in crisi nel 2018 dall’uscita degli USA voluta dal presidente Trump.
Prevale comunque una sensazione di incertezza e di generale pessimismo.
Il Presidente USA ha cambiato posizioni rispetto a Donald Trump, linea che consentirebbe un ritorno al dialogo per mettere sotto il controllo internazionale il piano di sviluppo nucleare dell’Iran.
Da Theran arrivano però profonde critiche all’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu – Aiea -, per la scarsa imparzialità della stessa, oltre a notizie confermate su un nuovo incremento nell’arricchimento dell’uranio.
Secondo alcune indiscrezioni dalla Casa Bianca però, il Presidente Biden in caso non vi fossero progressi sulla riuscita del Joint Comprehensive Plan of Action (l’accordo internazionale sull’energia nucleare in Iran raggiunto a Vienna nel 2015) sarebbe pronto a lasciare il tavolo di discussione.