Ancora scontri tra filo-turchi e milizie curde nel nord est della Siria.
Questa volta a fare da sfondo alle schermaglie c’è la città di Tel Tamr: qui, dopo alcuni colpi d’artiglieria esplosi dall’esercito turco per colpire alcuni obiettivi del PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, considerato da Ankara un’organizzazione terroristica), lo scontro sarebbe scoppiato tra formazioni curde e militanti filo-turchi.

Membri del PKK, organizzazione di ispirazione marxista-leninista
Nei combattimenti, ai quali avrebbe preso parte anche l’esercito siriano di stanza nella zona, per cercare di tenere sotto controllo l’area e prevenire conflitti, sarebbero morti 4 esponenti del PKK, 2 militanti filo-turchi e 3 soldati siriani.
Un bilancio che sale tragicamente includendo le morti di 7 civili coinvolti negli scontri. Incerto il numero dei feriti.
Le recenti attività militari turche lungo il confine siriano rientrerebbero nell’ampiamente dibattuta una nuova offensiva che il governo di Erdogan avrebbe da tempo in programma, diretta tanto contro le milizie curde (sostenute dall’Occidente) quanto nei confronti delle forze fedeli al presidente Assad, alleato della Federazione Russa.

Bashar al Assad, Presidente della Siria
Nel tentativo di aumentare i propri consensi, distogliendo l’attenzione dalla pesante crisi economica che da tempo affligge la Turchia, legata al costante deprezzamento della lira turca, Erdogan continua infatti con la sua strategia volta a garantirsi una proiezione militare e geopolitica ben al di fuori dei semplici contesti regionali.
All’interno di questo stesso scenario si inquadrerebbero le recenti operazioni delle forze aeree turche, che in particolare con i droni sono state impegnate in Iraq per portare a termine una serie di omicidi mirati nei confronti di leader politici e militari legate al PKK ma anche alle milizie degli yazidi iracheni, accusate di essere semplici emanazioni dell’organizzazione marxista di etnia curda.
L’interesse turco, in quest’ultimo caso, è il monte Sinjar, rilievo strategicamente importantissimo per le ambizioni geopolitiche di Ankara difeso strenuamente dagli yazidi, che lo rivendicano come proprio territorio.
Per quanto riguarda l’attività turca nel nord est della Siria, un’eventuale precipitazione della situazione non è da escludersi in particolare se dovessero concretizzarsi le ipotesi di una guerra tra Russia ed Ucraina, che permetterebbe ad Erdogan di scendere in campo a sostegno di Kiev intervenendo in Siria. Uno scenario in cui UE e Nato avrebbero ancora una volta le mani legate di fronte all’espansionismo di Ankara.