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Da alcune ore si susseguono le immagini degli edifici governativi messi a ferro e fuoco dai dimostranti nella remota repubblica del Kazakistan.

La furia popolare, di un’intensità senza precedenti, si è scagliata contro le istituzioni della ex repubblica sovietica dopo gli ingenti aumenti del prezzo del GPL, carburante più utilizzato nel Paese.

Ma come è possibile che una popolazione poco incline alle rivolte come quella karaka sia invece arrivata a tali livelli di violenza?

I primi sussulti si sono avvertiti il 3 gennaio scorso nella piccola città di Janaözen, dove alcuni automobilisti hanno bloccato il traffico veicolare per protestare contro il nuovo prezzo del GPL, passato in unanotte da 0,12 dollari al litro a 0,27 dollari al litro.

Le barricate della Polizia nella Capitale

Le barricate della Polizia nella Capitale

Fin qui nulla di trascendentale, la politica di contrasto alle sommosse è sempre stata la stessa dall’indipendenza: bastone e carota. Si permette la protesta (se considerata legittima) ma la si circoscrive ad aree remote del Paese, evitando di intaccare le città.

Le dimostrazioni si sono invece allargate a centri sempre più grandi fino ad arrivare alle città più importanti, come Almaty. Alcuni analisti considerano probabile che ci possa essere una regia estera nel caos in Kazakistan: forse gli Stati Uniti, desiderosi di spostare le attenzioni di Mosca ad Oriente per alleggerire la tensione al confine ucraino.

Oppure come ritorsione ai recenti sgarbi sino-russi in America Latina, zona considerata di proprio esclusivo interesse da parte di Washington. Alcuni sono invece più realisti, e imputano le proteste come inevitabili e causate solamente dal risentimento che da anni covava nelle zone più povere e sfruttate del Paese ex sovietico.

Fatto sta che il Presidente Toqaev ha reagito energicamente alla crisi licenziando il proprio Primo Ministro ed attuando contromisure speciali quali la proclamazione dello stato di emergenza fino al 19 gennaio e conseguenti coprifuoco, limitazione dei movimenti e divieto di assembramenti.

Vedremo l’evoluzione degli eventi fino a quella data ma, per il momento, il casus belli dovrebbe essere stato risolto: il prezzo del GPL è stato calmierato al periodo di pre crisi.