Lo scorso 3 febbraio si è tenuto un incontro, a Mosca, fra il presidente argentino Fernandez e il
presidente della Federazione Russa Putin. Dopo aver concluso un accordo con il Fondo Monetario
Internazionale circa la rinegoziazione del debito che era stato contratto dal governo liberista di
Mauricio Macri, l’attuale presidente peronista ha affermato, infatti, davanti a Vladimir Putin, che
l’Argentina non può continuare a mantenere una posizione di sudditanza nei confronti del Fmi e
degli Stati Uniti d’America. Pertanto, lo sviluppo della cooperazione con la Russia, nella
prospettiva di Fernandez, può andare nella direzione di far cessare questo stato delle cose.
L’apertura del presidente argentino nei confronti della Russia, che non è certamente stata apprezzata
a Washington, si innesta, in effetti, su una scia di vari avvicinamenti fra la nazione latino-americana
e il gigante euro-asiatico. Già la prospettiva indicata da Peron, nella sua prima fase di governo dal
1946 e il 1955, d’indipendenza economica della nazione argentina rispetto al grande capitale
statunitense e inglese non dispiacque all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, per quanto
il presidente argentino sottolineasse, in ogni caso, la necessità di creare un blocco che fosse
alternativo tanto a quello liberal-capitalistico, quanto a quello comunista. L’ultimo Peron, invece,
che governò solo qualche mese fra il 1973 e il 1974, iniziò ad avere giudizi sull’Urss molto più
positivi rispetto ai precedenti. In generale, infatti, si può dire che i populismi latino-americani, come
il chavismo venezuelano, negli ultimi decenni hanno maturato buoni rapporti con la Federazione
Russa, in chiave anti-statunitense.
Nel caso argentino, però, la vicinanza fra il paese sudamericano e il gigante euro-asiatico non può
essere ridotta alle esperienze di governo del generale Peron o dei coniugi Kirchner. Infatti, anche il
regime militare liberal-liberista, che governò in Argentina fra il 1976 e il 1983, ebbe ottimi rapporti
con l’Urss. Il paese del Cono Sud in quegli anni continuò a rifornire l’Urss di grano, rifiutando di
aderire all’embargo imposto a Mosca in seguito all’invasione dell’Afghanistan nel 1979. Inoltre, la
giunta militare non pose mai fuori legge il Partito Comunista Argentino, proprio al fine di
mantenere ottimi rapporti con la potenza sovietica. L’Urss, pertanto, durante la guerra delle
Malvinas, ricambiò le attenzioni della giunta militare fornendo informazioni all’esercito argentino
circa la task force navale inglese.
Anche di fronte all’escalation militare in Ucraina l’attuale governo argentino, pur chiedendo la fine
del conflitto, esortando tutte le parti coinvolte ad andare avanti nei negoziati diplomatici, in sede di
Organizzazione degli Stati americani, non ha condannato l’”operazione militare speciale” della
Federazione Russa iniziata lo scorso mese di febbraio. L’attuale presidente argentino, inoltre, si è
recentemente espresso contro le sanzioni dei paesi occidentali nei confronti della Russia.
L’ultimo incontro fra Fernandez e Putin è, pertanto, un segnale che il rapporto amichevole fra i due
paesi è destinato a continuare.
Matteo Boniello