Il gruppo Patriot Front fa per la prima volta la sua comparsa nell’agosto 2019. All’inizio sono soltanto post su Telegram con le foto di adesivi attaccati su cartelli stradali, sulle bacheche dei campus universitari o in giro per le città.
Poi il numero dei post aumenta, così come le città in cui Patriot Front può contare su nuclei di attivisti. Dalla East Coast al Texas, passando per Chicago e fino in California, il gruppo inizia la sua rapida scalata nel mondo dell’AltRight, la “destra alternativa” americana divenuta famosa durante le prime elezioni di Donald Trump.
Stile grafico che mixa i topos classici “americani” con elementi che rimandano direttamente al fascismo europeo (un fascio littorio, tra stelle e strisce rosse bianche e blu), slogan che lasciano poco all’immaginazione (America First, Better Dead than Red, Reclaim America) e attivisti che si fanno sempre più numerosi.
Patriot Front nel giro di due anni è riuscito così a diventare uno dei gruppi più importanti in termini di “militanza” nella galassia dell’AltRight americana, conquistando visibilità e rendendosi protagonista di una serie di azioni pubbliche come flash mob, manifestazioni, esposizioni di striscioni e anche scontri.
Dopo i fatti di Charlottesville del 2017, in cui militanti dell’AltRight si erano scontrati con quelli di Antifascist Action e Black Lives Matter, con un bilancio di decine di feriti e una manifestante uccisa da suprematista che l’aveva travolta con l’auto, l’intero mondo della “destra alternativa” aveva vissuto un periodo di reflusso.
Anche le seconde elezioni di Donald Trump non erano riuscite a dare nuova linfa ad un mondo pesantemente attraversato da liti interne, ombre pesanti, arresti e situazioni al limite del ridicolo, culminate con l’assalto a Capitol Hill da parte di Jake lo Sciamano e una variegata galassia di altri personaggi ora sotto inchiesta.
Patriot Front ha così risposto alla massima secondo la quale “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma“, raccogliendo i resti di un mondo in disfacimento e provando a ridargli obiettivi e spinta. I temi trattati restano però gli stessi dei gruppi che lo avevano preceduto (Vanguard America, IdentityEvropa…): difesa dei lavoratori americani (bianchi), isolazionismo in politica estera e contrarietà agli interventi militari all’estero, contrasto alle politiche “liberal”.
Uguale rimane anche l’atteggiamento delle forze dell’ordine nei confronti di questi gruppi, catalogati come “suprematisti bianchi” e colpiti senza remore. Le autorità federali da tempo tengono nel mirino i post diffusi sui social da parte di Patriot Front in cui si vedono decine di uomini camuffati intenti ad addestrarsi nei boschi con scudi di metallo e duelli corpo a corpo. Un'”estetica” di esaltazione dello scontro fisico e della creazione di un gruppo “paramilitare” non certo unica negli USA, dove da sempre esistono gruppi del genere, ma certamente poco utile ad evitare l’occhio delle autorità. Proprio questa settimana una trentina di attivisti di Patriot Front sono stati arrestati prima che potessero dare vita ad un flash mob contro un Gay Pride previsto in Idaho.