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Si torna a parlare di indipendenza in Scozia, dove la primo ministro Nicola Sturgeon ha rilanciato nei giorni scorsi l’idea di un referendum per stabilire l’opinione dei cittadini scozzesi in merito alla possibile separazione dal Regno Unito.

Sturgeon, 52 anni, è alla guida del Partito Nazionale Scozzese (SNP): terza realtà politica per dimensioni all’interno del Regno Unito, dietro il Partito Laburista e il Partito Conservatore, l’SNP rivendica da sempre l’indipendenza della Scozia dal governo di Londra e, dopo la Brexit, l’adesione della stessa all’Unione Europea.

La primo ministro ha annunciato la presentazione di un progetto di legge locale al Parlamento di Edimburgo, con l’obiettivo di arrivare a convocare gli scozzesi al voto il 19 ottobre 2023.

«Credere nell’indipendenza della Scozia – ha detto Sturgeon – significa credere in un futuro migliore. Significa avere un’ottimistica visione del mondo e la convinzione che le cose possano migliorare. Soprattutto, significa credere nel talento e nell’ingegno di tutti coloro che vivono in Scozia».

Sturgeon, intervenuta al parlamento di Edimburgo proprio mentre la regina Elisabetta si trovava nella capitale scozzese, ha poi elencato i punti di forza del suo Paese, ribadendo che «non c’è alcuna ragione per cui la Scozia non dovrebbe farcela da sola».

Immediata la risposta del governo britannico, che ha subito negato la possibilità di concedere agli scozzesi un altro referendum per l’indipendenza. A pesare è il risultato della consultazione del 2014, terminato con la vittoria del “No” per il 55,30% dei votanti contro il 44,70% di chi si è detto favorevole a separare in maniera definitiva la propria strada da quella del Regno Unito.

«Credo che la decisione sia stata presa dagli scozzesi solamente pochi anni fa e che dovremmo rispettarla – ha detto il premier britannico Boris Johnson ai microfoni di Sky News UK -. Dovremmo concentrarci piuttosto su ciò di cui i cittadini di tutto il Regno Unito hanno bisogno, come la ripresa economica dopo il Covid ed i problemi legati al costo dell’energia».

Qualora il referendum dovesse veramente avere luogo nell’ottobre del 2023, si tratterà con molta probabilità di un semplice quesito consultivo. Secondo un sondaggio condotto dal Sunday Times sugli elettori scozzesi (e rilanciato su Twitter dalla stessa primo ministro), il 43% dei votanti sarebbe favorevole allo svolgimento di un altro referendum sul tema. Al voto, il 48% degli intervistati risponderebbe questa volta con il “Si” all’indipendenza scozzese, mentre il 47% sarebbe contrario. Appare evidente che, nel caso di nuova consultazione, ad essere determinante sarebbe quel 5% di votanti che, per il momento, non ha una posizione in merito.