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Il Niger ha bisogno del sostegno militare, dell’addestramento e delle armi francesi per rafforzare il suo esercito e contrastare gli insorti islamisti. Ad affermarlo è stato oggi il ministro della Difesa nigerino Alkassoum Indatou, nel corso di una conferenza stampa congiunta con la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna e il ministro delle Forze armate, Sebastien Lecornu, in visita a Niamey.
Una prova di vicinanza all’ex paese coloniale, ormai quasi in controtendenza con la situazione attuale dell’Africa subsahariana, in cui sempre più paesi mostrano insofferenza per la presenza francese.
“Quando è iniziata l’insurrezione avevamo circa 10 mila soldati e non potevamo nemmeno fornire armi per ogni uomo”, ha detto Indatou. “Abbiamo bisogno di una forza di barriera che ci consenta di rafforzare il nostro esercito a un livello in cui siamo in grado di difenderci senza alcun aiuto esterno”, ha aggiunto.
Il Niger è emerso come il fulcro della lotta contro i jihadisti legati ad al Qaeda e allo Stato islamico in Africa occidentale dopo che le relazioni tra il Mali e i suoi partner si sono deteriorate, spingendo la Francia e altre potenze europee a ritirare le loro truppe dal Paese.
In base a quanto annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron nel febbraio scorso, il Niger diventerà l’hub per le truppe francesi. Attualmente circa mille uomini sono di stanza nella capitale Niamey con caccia, droni ed elicotteri, di cui circa 300-400 sarebbero stati inviati per operazioni speciali con le truppe del Niger nelle regioni di confine con il Burkina e il Mali. Di recente anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha promesso al Niger, che ospita anche alcune truppe tedesche, un sostegno militare e finanziario a lungo termine per combattere gli insorti islamisti.
Nelle grafiche di seguito sono indicate le principali basi francesi nel Sahel, quelle chiuse dopo il ritiro dal Mali, le aree di presenza jihadista e gli attacchi registrati dal 2020.