Alla fine il Brasile ha scelto l’usato sicuro, assicurando un terzo mandato a Luiz Inàcio Lula da Silva, espressione della sinistra e con 580 giorni di prigione alle spalle. Il candidato del Partito dei Lavoratori ha infatti ottenuto il 50,7% dei voti, battendo di poco l’uscente Bolsonaro che ha incassato invece il 49,3 % del voto popolare.
La vittoria di Lula arriva quindi per una manciata di voti, suscitando numerose manifestazioni in tutto il Paese organizzate dai sostenitori di Bolsonaro che non hanno accettato l’esito delle urne. Diverse centinaia di persone si sono infatti presentate dinanzi al quartier generale delle Forze Armate a Rio de Janeiro, e al comando generale dell’esercito nella città di San Paolo, sollecitando resistenza civile e arrivando a chiedere intervento dei militari.
Analoghe manifestazioni, con i partecipanti in maggioranza vestiti con i colori e il disegno della bandiera del Brasile sono state organizzate nei pressi di presidi militari in venti Stati della Federazione. Le proteste si uniscono ai blocchi stradali organizzati dagli autotrasportatori, da dopo la chiusura delle urne.
Il mancato trionfo di Lula non si vede solo nelle manifestazioni di piazza: la profonda spaccatura nel “gigante sudamericano” è dimostrata anche dalla composizione del Congresso, a maggioranza di destra e con la maggior parte dei governatori pro-Bolsonaro. Insieme alle elezioni presidenziali si votava infatti anche per l’elezione dei governatori degli Stati che compongono la Repubblica federale ed i candidati di Bolsonaro o dei partiti a lui vicini li hanno conquistati quasi tutti: Acre, Mato Grosso, Roraima, Tocantis, Rondônia e persino l’Amazzonia, che ha eletto a governatore Wilson Lima. È “bolsonarista” anche il nuovo governatore dell’importante Stato di San Paolo, dove Tarcisio de Freitas, militare ed ex ministro di Bolsonaro, ha sconfitto il “lulista” Haddad.
Risultati che renderanno tutt’altro che facile il terzo mandato presidenziale di Lula, alle prese con un Paese caratterizzato da profonde divisioni non solo politiche ma anche sociali ed economiche.