Skip to main content

Europa o Asia? Democrazia o autoritarismo? Stato laico o nazione ancora fortemente condizionata dalle proprie radici islamiche? Sono domande semplici, ma che nel caso di un paese come la Turchia non riescono a trovare una risposta univoca: mai come in questo caso non esistono bianco e nero, ma un mosaico dalle diverse sfumature che abbiamo provato a ricostruire attraverso un viaggio in più tappe, da ovest ad est della Penisola anatolica.

 

Le presidenziali in Turchia: un’elezione combattuta

Per quanto riguarda ciò che sapevamo prima di partire, le differenze interne alla Turchia sono venute fuori durante l’ultima tornata elettorale: le elezioni presidenziali di maggio 2023 hanno visto la vittoria del presidente uscente, Recep Tayyip Erdogan, che al ballottaggio ha sconfitto l’avversario Kemal Kilicdaroglu (candidato laico e di centro-sinistra) per una manciata di voti. La sfida alle urne si è infatti chiusa con il 52,14% dei voti ad Erdogan ed il restante 47,86% allo sfidante. Una vittoria tutt’altro che schiacciante per il riconfermato presidente, che riesce tuttavia così a proseguire gli oltre vent’anni da protagonista della politica turca.

La figura di Erdogan vista dagli abitanti di Istanbul

Una figura centrale, quella di Erdogan, più volte accusata dai media occidentali di aver limitato democrazia e laicità dello Stato con riforme costituzionali che hanno accresciuto i poteri governativi e strizzato l’occhio agli elettori di fede islamica, che infatti premiano il presidente alle urne nelle zone rurali del centro della Turchia. Del “culto della personalità” del leader turco ci accorgiamo fin dal nostro arrivo in uno dei due aeroporti di Istanbul: all’esterno, lungo le strade che portano verso la metropoli da oltre 15 milioni di abitanti, manifesti con il volto del presidente compaiono ogni manciata di metri.

Un manifesto con il volto di Erdogan affisso lungo le vie di Istanbul

Uno dei tanti manifesti elettorali di Erdogan affissi lungo le vie di Istanbul. Lo slogan recita: “Scegli l’uomo giusto”

«Erdogan è il migliore, sono contento che abbia vinto lui alle ultime elezioni» ci dice Engin, tassista di Istanbul che vive qui da 39 anni. «Guardate ad esempio alla situazione tra la Russia e l’Ucraina, un tema che a voi dovrebbe interessare molto come europei: da subito Erdogan ha cercato di trovare un accordo tra i due paesi facendo da mediatore». Un’opinione sul presidente turco totalmente opposta a quella di Fatih, 23 anni, al lavoro in reception nell’hotel di famiglia: «Erdogan vuole farci tornare indietro dopo decenni di Stato laico, e solo per prendere i voti degli arabi, che qui creano un sacco di problemi. Soprattutto i siriani».

L’immigrazione nel dibattito politico in Turchia

Buona parte del dibattito elettorale delle ultime presidenziali è ruotato attorno all’immigrazione: Sinan Oğan, candidato della destra che al primo turno ha incassato il 5,2% dei voti, ha incentrato la sua campagna elettorale proprio su questo tema. E lo stesso hanno fatto i due sfidanti al ballottaggio: «I siriani se ne andranno» aveva annunciato Kilicdaroglu, promettendo il rimpatrio dei quasi 4 milioni di rifugiati che vivono in Turchia dallo scoppio della guerra in Siria. Secondo il candidato di centrosinistra, con la vittoria di Erdogan milioni di rifugiati avrebbero continuato ad entrare nel Paese. Uno scenario probabile secondo Fatih: «Alle elezioni non ci sono stati brogli. La strategia di Erdogan è vincente perché fa entrare gli immigrati e promette loro la cittadinanza per ottenere i voti che gli servono. Anche grazie a questo ha vinto di nuovo».

 

Ankara: la capitale politica della Turchia

Il mausoleo di Ataturk ad Ankara

L’Anitkabir, il mausoleo dedicato ad Ataturk

Dopo qualche giorno impiegato per visitare il centro storico di Istanbul, tra cui la cattedrale di Haja Sofia (diventata un museo con la laicizzazione del Paese nel 1935, e poi ritornata moschea per volere di Erdogan nel 2020), il nostro viaggio ci ha portati nella capitale politica turca, Ankara. Città molto più austera ed ordinata di Istanbul, è qui che sono conservate le spoglie di Mustafa Kemal detto “Ataturk”, ovvero “Padre dei turchi”: all’interno dell’Anitkabir, il mausoleo eretto in uno dei punti più alti della capitale, ogni giorno sono centinaia i turisti (soprattutto turchi) che si alternano per portare i propri omaggi a colui che laicizzò il fu Impero Ottomano per trasformarlo nell’attuale Repubblica di Turchia.

 

Cappadocia: un’oasi turistica bacino di voti per Erdogan

Se ad Ankara il turismo sembra essere prevalentemente interno, i turisti occidentali affollano invece le località del centro della Turchia, come la Cappadocia, famosa per i suoi straordinari paesaggi naturali e per i tour in mongolfiera. Qui, al ballottaggio del 28 maggio, Erdogan ha portato a casa quasi il 70% dei consensi.
Ad accogliere i tanti turisti europei arrivati qui per visitare la Cappadocia ci sono numerosi alberghi e strutture ricettive. Una di queste è l’hotel di Mehmet, un signore sulla cinquantina che abita a Goreme. Subito ci accoglie nel suo ufficio (dove campeggia una grossa bandiera con il volto di Ataturk) desideroso di fornirci indicazioni sui migliori itinerari turistici della zona. Quando capisce che le nostre domande vertono su tutt’altro, tuttavia, non si tira indietro: «Non vogliamo entrare nell’Unione Europea, l’Euro è molto costoso e preferiamo tenere la nostra moneta, che possiamo controllare. La maggior parte dei turchi la pensa così, anche Erdogan in realtà. Dice di voler entrare in UE solo per fare pressione sui paesi occidentali».
Oggi la Turchia vive un periodo di inflazione non indifferente: se la Banca Centrale Turca ha da poco deciso di aumentare i tassi di interesse per cercare di porre freno al fenomeno, per anni era stato proprio il presidente Erdogan a dettare la politica monetaria, tenendo i tassi volutamente bassi per permettere all’economia di svilupparsi (e di conseguenza continuare a guadagnare consensi).
Prima di salutare Mehmet e procedere verso l’ultima tappa del nostro viaggio, gli chiediamo un’opinione su Erdogan. «Non posso dirvelo, sapete, dopotutto è un dittatore» ci risponde ridendo.

 

La Troia di Omero: il legame tra la Turchia e l’Italia

Parte delle rovine dell'antica città di Troia

Alcuni resti dell’antica città di Troia

Il nostro tour non poteva che concludersi con la visita al luogo che, per lo meno secondo il mito, sancisce un legame profondissimo nella storia di Turchia e Italia: le rovine dell’antica città di Troia, da cui sarebbe partito il viaggio di Enea che lo avrebbe portato nella nostra Penisola, dove anni dopo i suoi discendenti fonderanno Roma. Anche qui il turismo non manca: non solo per la rilevanza storica della meta, affollata da grupponi di adolescenti turchi in gita scolastica, ma anche per le ampie spiagge che si affacciano sui Dardanelli.
A Canakkale, principale località della zona, parliamo con Oleg che qui lavora in una grande azienda. Il nome non è casuale: Oleg ha origini ucraine ma ha vissuto per anni in Russia, Uzbekistan ed ora si è stabilito in Turchia, dove vivono anche i suoi genitori. Sulla politica turca e sull’eventualità di un futuro all’interno dell’UE, la sua visione è molto più simile a quella a cui siamo abituati in Occidente: «Alla Turchia servirebbe un po’ più di democrazia e speriamo che questa possa arrivare con l’ingresso nell’UE».

 

 

Quella di Oleg è soltanto l’ultima delle tante voci, diversissime tra di loro, che abbiamo incontrato nel nostro viaggio. Un percorso che ci ha fatto ancora di più rendere conto di come la Turchia, paese spesso banalizzato e stereotipato nel racconto mediatico e nell’immaginario occidentale, sia in realtà un complesso mosaico di storie, culture, tradizioni, etnie ed opinioni diverse sulla stessa materia. Il tutto, comunque, incastonato nella consapevolezza dei suoi cittadini di far parte di una realtà importante, attore determinante nei rapporti tra Oriente e Occidente.

 

Salvatore Ardini

 

Hanno collaborato: Federico Molino, Martino PratiVincenzo Lupotto.