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È tempo di elezioni in Argentina, dove oggi i cittadini sono chiamati a decidere la compagine che governerà il Paese per i prossimi anni.

 

Elezioni presidenziali in Argentina: i candidati

Le primarie statali, previste dal sistema elettorale argentino, si sono tenute lo scorso 18 agosto e hanno determinato i candidati che adesso si sfidano alle elezioni presidenziali: si tratta dell’economista ultraliberale Javier Milei con il 30% dei consensi espressi; a seguire Patricia Bullrich, del raggruppamento elettorale “Juntos por el Cambio”, con 4 milioni di preferenze; l’attuale ministro dell’economia Sergio Massa, della coalizione “Uniόn por la Patria”, con 5 milioni di voti; e, infine, il governatore della provincia di Cόrdoba Juan Schiaretti e la trozkista Myriam Bregman.

 

La politica argentina tra astensionismo e l’ascesa di Milei

Il tutto, però, è avvenuto di pari passo con un’astensione importante, dato che meno del 70% degli aventi diritto si è recato a votare per le primarie (in Argentina chiamate “PASO”), e dimostra che la società argentina si trova sempre più spaccata fra la popolazione e la sua classe politica. Proprio Javier Milei, al quale proprio su questo sito era stato dedicato un approfondimento, con i suoi propositi di privatizzazioni e di dollarizzazione dell’economia è riuscito a catalizzare i consensi delle fasce sociali più disagiate e martoriate da un’inflazione al 138% su base annua. Attraverso il sostegno di scrittori ultraconservatori come Nicolás Márquez, inoltre, Milei ha sviluppato una narrazione politica in netto contrasto con l’operato dell’attuale governo argentino, che ha legalizzato l’aborto e si è posto in linea con le richieste del movimento LGBT.

 

Il trasformismo politico al centro della scena

La polemica dell’economista ultraliberale, che è in stretti rapporti con il ministro dell’economia negli anni ʼ90 Domingo Cavallo, nei confronti della “casta politica”, rea di tutti i mali della nazione, ha trovato terreno fertile fra la società argentina anche per via del trasformismo di tanti candidati. La stessa Bullrich, che oggi propone soluzioni ultrasecuritarie contro la criminalità organizzata e si pone in continuità con la presidenza del liberale Macri, ha fatto parte in gioventù del movimento dei Montoneros, che operò anche azioni terroristiche; ma persino Sergio Massa è passato dall’esperienza politica giovanile dell’antiperonista Ucedé all’essere oggi il candidato del Partido Justicialista.

 

Le elezioni viste dai peronisti

Sentimenti di scontentezza e disaffezione nei confronti del governo di Alberto Fernández sono altresì ampiamente presenti nel variegato universo peronista, scontentezza data da anni di gestione del potere clientelare da parte degli esecutivi di Cristina Kirchner, rimasti comunque legati al dominio delle grandi concentrazioni economiche.

Le componenti ortodosse e tradizionaliste di questo movimento politico hanno proposto varie candidature, fra cui quella di Guillermo Moreno, che pure fu segretario del commercio interno con Nestor Kirchner e nei primi anni di governo della moglie di quest’ultimo Cristina. Anche un esponente del tradizionale nazionalismo peronista come Santiago Cúneo aveva presentato la sua candidatura per le elezioni primarie, ma tanto Moreno quanto Cúneo non hanno raggiunto le preferenze necessarie per accedere alle presidenziali del 22 ottobre. Certo è che comunque il predominio del kirchnerismo all’interno del movimento peronista sembra essere destinato al declino, ma non è scontato che il nazionalismo peronista, che si trova di fronte un’euforia ultraliberale che tocca ampi settori della società argentina, abbia la possibilità di riconquistare l’egemonia come in passato.

 

Matteo Boniello