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La Libia sembra non conoscere pace.

Dopo la caduta di Gheddafi, avvenuta ormai nel lontano 2011, il Paese nordafricano è preda di continui scontri etnici e politici, causati anche dalle pressioni di Nazioni terze, che nella “Quarta sponda” conservano notevoli interessi, soprattutto economici.

Negli scorsi mesi sembrava che la situazione stesse lentamente migliorando: a dicembre si sarebbero dovute tenere le tanto auspicate elezioni presidenziali/parlamentari, preludio di una normale funzionalità statale da troppo tempo mancante.

Così non sarà, i libici sembrano nuovamente indirizzati verso una terribile guerra civile. Ma come si è arrivati a questo? Perché la situazione è degenerata così in fretta?

Tutto inizia lunedì 13 dicembre: una brigata del LNA, l’esercito del Feldmaresciallo Haftar, sequestra una dozzina di mezzi fuoristrada della polizia fedele al governo di Tripoli, l’unico riconosciuto dall’Onu.

Dopo aver denunciato il fatto, il governo tripolino ha fatto scattare la rappresaglia: le forze speciali fanno irruzione nel quartier generale dell’intelligence dell’Esercito di liberazione nazionale di Haftar e uccidono alcuni uomini.

Anni di guerre hanno stremato la metropoli libica

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Queste azioni portano all’escalation e nella notte tra il 13 e il 14 dicembre la 116ma brigata dell’esercito governativo inizia uno scontro a viso aperto con la brigata Tariq bin Zyad, dove serve anche il figlio dell’uomo forte della Cirenaica.

L’esercito di Tripoli viene rapidamente sbaragliato e colonne di autoblindo e corazzati di Haftar circondano dapprima la città di Sebha, capoluogo del Fezzan, per poi deviare verso la capitale libica.

Nella notte di oggi forze riconducibili al Feldmaresciallo entrano a Tripoli e occupano prima il Ministero della Difesa e i palazzi delle telecomunicazioni e poi il Parlamento ed il Consiglio presidenziale.

I componenti del Consiglio, tra cui il presidente al Menfi, sarebbero al sicuro in una “località segreta”. Dopo aver chiuso tutti i palazzi del potere, il comandante della brigata Al Samoud, Salah Badi, ha dichiarato: “Non ci sarà alcuna elezione, questo è scontato”.

La situazione è tutta in divenire ma quello che è certo è che le cose non potranno che peggiorare.