«Macron chieda scusa al popolo della Polinesia francese per i trent’anni di test nucleari portati avanti sul nostro territorio». È la richiesta Auguste Uebe-Carlson, presidente dell’Associazione 193 (numero dei test nucleari francesi realizzati nell’area), in occasione della prima visita del presidente francese Emmanuel Macron nell’arcipelago del Pacifico, in corso in questi giorni.
A fare il giro del web sono state le immagini di Macron “ricoperto” di corone di fiori al suo arrivo in Polinesia, ma alla base dei rapporti tra l’arcipelago e la Francia c’è un passato ben più tragico rispetto ad un meme.
Dopo 17 test nucleari effettuati nel Sahara, nel 1966 la Francia trasferì i suoi esperimenti nella Polinesia francese, sugli atolli di Mururoa e Fangataufa, dove effettuò 193 nuovi test nel corso di 30 anni, interrompendo i test solamente nel 1996.
A riportare in auge il tema è stato il sito francese “Disclose“, che nei mesi scorsi ha riferito come l’impatto dei test sia stato molto più ampio di quanto le autorità avessero riconosciuto, citando documenti militari francesi declassificati.
Secondo Disclose, sarebbero soltanto 63 i civili polinesiani risarciti per l’esposizione alle radiazioni, a fronte delle più di 100.000 persone che potrebbero essere state colpite da leucemie, linfomi e altri tumori a seguito dei test nucleari.
A sostegno delle tesi del sito francese anche le dichiarazioni di Patrick Galenon, ex presidente della Cassa di previdenza sociale della Polinesia francese, che ha affermato come le donne polinesiane di età compresa tra 40 e 50 anni «hanno i più alti tassi di cancro alla tiroide al mondo». Sempre Galenon ha riportato come ammonti a 670 milioni di euro la spesa sostenuta dal fondo per curare le malattie causate dalle radiazioni a partire dal 1985.
Il clamore mediatico suscitato dall’inchiesta di Disclose ha portato, all’inizio di luglio, ad una riunione tra alcuni funzionari di Parigi ed i delegati del territorio semi-autonomo guidati dal presidente della Polinesia francese, Edouard Fritch. In quell’occasione la Francia ha negato qualsiasi insabbiamento sull’esposizione della popolazione polinesiana alle radiazioni.
In previsione della visita di Macron in Polinesia, comunque, dall’Eliseo avevano annunciato che il presidente francese «incoraggerà diversi passi concreti» per quanto riguarda le conseguenze dei test nucleari, come l’apertura di archivi di stato e risarcimenti individuali.
«Così come ha riconosciuto come crimine la colonizzazione avvenuta in Algeria, ci aspettiamo che anche qui nel Pacifico dichiari che c’è stata una forma di colonizzazione criminale legata al nucleare» ha detto il rappresentante delle vittime Uebe-Carlson. Intanto, ben tre manifestazioni sono attese durante il viaggio di Macron.