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Dalla Bielorussia non fanno passi indietro riguardo l’embargo alimentare mosso contro i paesi occidentali, anzi al contempo arrivano plausi all’iniziativa anche dal Presidente della Commissione permanente per la politica regionale della Repubblica dell’ex blocco sovietico.

Così, Mikhail Rusy, Presidente della Commissione ha dichiarato che «L’embargo alimentare è progettato per proteggere in qualche modo il mercato interno e i produttori», per poi continuare «per quanto riguarda il latte, esportiamo il 60% di latte e derivati. Soddisfiamo pienamente la domanda interna di questi prodotti. Per quanto riguarda i formaggi importati come il parmigiano, i formaggi a pasta dura e morbida, le aziende nazionali producono un’ampia varietà di tali prodotti».

Secondo l’opinione di Rusy gli allevamenti di pollame europei e bielorussi utilizzerebbero le stesse tecnologie garantendo alti standard qualitativi, ma al contrario dei primi i produttori bielorussi farebbero meno uso di antibiotici. Tale affermazione non trova riscontro ma al contrario diversi paesi dell’area, tra cui la Russia, sono stati accusati di «utilizzare ancora la formaldeide e dei suoi derivati nella lavorazione dei mangimi» come dichiarato da Lybov Savkina, analista senior dell’agenzia di consulenza russa Feedlot.

I produttori di pollame bielorussi farebbero meno uso di antibiotici

I produttori di pollame bielorussi farebbero meno uso di antibiotici

«Pertanto, queste misure sono una sorta di tutela del mercato interno – continua il Presidente della Commissione permanente -; sono giustificati, adeguati e tempestivi. E ogni produttore dall’altra parte dovrebbe pensare a cosa stanno facendo i loro governi imponendo sanzioni contro di noi. Non ci metteranno in ginocchio, non distruggeranno il nostro mercato, ma solo i loro mercati».

I dazi aumentano non solo sui prodotti alimentari, fonti stampa locale hanno reso noto che dal 1° dicembre, la Bielorussia ha aumentato le aliquote dei dazi all’esportazione sul petrolio e sui prodotti petroliferi esportati al di fuori del territorio doganale dell’Unione Economica Eurasiatica.

Rusy conclude comunque con spiccato ottimismo «non è un grosso problema, abbiamo abbastanza cibo. La sicurezza alimentare è garantita a molti livelli e ciò riguarda l’assortimento, la quantità e la qualità. Siamo pronti a competere con qualsiasi paese europeo».

Dall’Europa istituzionale non è stata rilasciata alcuna dichiarazione, ma a farsi sentire ci pensa la Freshfel Europe, ovvero il forum per la filiera della frutta e verdura fresca in Europa, che ha espresso preoccupazione per le restrizioni e l’impatto sui prodotti ortofrutticoli europei.