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Il 22 marzo 2016, gli attentati di Bruxelles uccidono 32 persone nella capitale belga, pochi mesi prima che un altro massacro jihadista uccida 86 persone a Nizza, in Francia.

L’Europa, e più in particolare la Francia, sono il bersaglio di un’ondata di attentati terroristici senza precedenti. È in questo contesto particolarmente teso che Reda Kriket viene arrestato il 24 marzo 2016 ad Argenteuil (Val-d’Oise).

Ieri, dopo un lungo processo arrivato fino in appello, l’uomo è stato condannato a 30 anni dai giudici francesi per aver organizzato un attentato terroristico di “rara entità”, fortunatamente sventato.

Al momento del suo arresto, secondo l’accusa, Reda Kriket si stava preparando a compiere “un massacro”. Nel suo appartamento, che aveva affittato sotto falso nome, la polizia aveva scoperto un arsenale militare: “Sei kalashnikov, sette pistole, 33 caricatori”, ha ricordato l’avvocato generale Naïma Rudloff, durante il processo.

Armi da fuoco che rappresentavano “una potenza di fuoco tre volte superiore a quella degli attentati del 13 novembre”. Gli agenti dell’anti terrorismo avevano rinvenuto anche esplosivi e 11.000 sfere di metallo per rendere ancor più terribile l’esplosione.

Durante l’udienza, l’accusa ha insistito sul fatto che Reda Kriket “stava preparando attentati, coordinati e ovviamente direttamente collegati allo Stato islamico“. “La domanda che brucia le labbra non è quando avrebbero colpito, dove avrebbero colpito, la domanda è quante vittime avrebbe fatto”, ha detto Naïma Rudloff.

Contemporaneamente allo jihadista, sono stati condannati alla stessa pena altri due uomini accusati di averlo aiutato ad allestire l’arsenale.

Come Reda Kriket, anche Anis Bahri, 38 anni, e Abderrahmane Ameuroud, 44 anni, si sono rifiutati di comparire in tribunale durante il processo. Nell’aprile 2021, tutti e tre erano già stati condannati a 24 anni di carcere. Una condanna che l’appello ha ulteriormente aggravato.