Un “inferno” di droni a difesa di Taiwan, la strategia statunitense contro le mire di Pechino: questa è la tattica militare dichiarata poche settimane fa dall’Ammiraglio del Comando statunitense nell’Indo-Pacifico, Samuel Paparo.
«Abbiamo pianificato “Inferno” –“Hellscape”-, un dispiegamento di migliaia di droni, per assicurare che qualunque tentativo della Cina di invadere Taiwan non abbia successo» ha dichiarato.
Una forza congiunta tra gli Stati Uniti e Taiwan: “Inferno” ha così un duplice obiettivo, mirare a rallentare una possibile aggressione cinese con una replica rapida, e dare la possibilità di organizzare una difesa più sistematica a Taiwan, Stati Uniti ed ai loro alleati.
L’obiettivo di “Hellscape”: reagire, colpire, rallentare
Le parole chiave della strategia: tempo e potenza. Tempo necessario a difendersi, ed è il tempo che Inferno garantirebbe: «Voglio trasformare lo stretto di Taiwan in un inferno, per rendergli la vita impossibile per un mese, cosa che mi darebbe il tempo per tutto il resto», queste le parole di Paparo.
Potenza, breve ed intensa: un contrattacco massiccio ed immediato, pensato per essere efficace nel brevissimo periodo ad un solo scopo, essere la prima battuta d’arresto in attesa di una risposta organizzata sul lungo periodo.
Paparo ha dichiarato di non poter rivelare i dettagli del piano, ma già a marzo scorso il Dipartimento della Difesa statunitense aveva annunciato “Replicator”, un programma da un miliardo di dollari mirato alla produzione di migliaia di armi autonome: in questa categoria di armi rientrano alcune tipologie di droni.
Due governi alle coste opposte dello stretto di Taiwan
Facendo un passo indietro: gli Stati Uniti non riconoscono il governo di Taipei, ma collaborano con esso e ne prendono le difese nella storica contrapposizione con Pechino.
Taiwan, ufficialmente Repubblica di Cina, si oppone alla Repubblica Popolare Cinese di Pechino fin dal secolo scorso. La Repubblica di Cina è stata fino al 1971 membro delle Nazioni Unite, con un seggio al Consiglio di Sicurezza: la Repubblica Popolare Cinese ne ha poi preso il posto.
Entrambi i governi rivendicano i territori l’uno dell’altro, e negli ultimi anni Taipei ha espresso la preoccupazione che il governo di Xi Jinping possa attuare un’offensiva rapida e massiccia, sul modello di quella russa in territorio ucraino.
È quindi sul modello della difesa ucraina che il Ministro della Difesa taiwanese, Chiu Kuo-cheng, due anni fa aveva cominciato a studiare una possibile controffensiva ad un attacco cinese.
Una questione di numeri: chi attacca, chi si difende
Il quotidiano “Taipei Times” riporta un limite significativo all’efficacia di questa strategia, sottolineato da Paparo: il bilancio delle forze armate cinesi viaggia su un budget stimato di circa 700 miliardi di dollari, mentre il Comando statunitense nell’Indo-Pacifico quest’anno si ritrova con un taglio di 11 miliardi.
Questi rapporti sono importanti per comprendere meglio un altro tipo di rapporto, intrinseco ed essenziale: quello tra chi attacca, e chi si difende.
In un’ipotetica guerra di questo tipo, con tempeste di droni, muta significativamente il confronto numerico tra attaccanti e difensori: in generale, si parla di un teorico rapporto di 3 a 1 a favore degli attaccanti, quindi tre attaccanti per ogni difensore.
Questo può portarli logicamente ad un vantaggio importante, capace di dominare le difese nemiche e condurli alla vittoria, e se si considerano le guerre anfibie, il rapporto cresce ancora.
Il ruolo dei droni in questo contesto diventa ancora più rilevante, il loro apporto permette a chi attacca di avere vantaggi considerevoli, come ricognizioni anticipate del territorio, o supporto logistico e comunicativo ai combattenti durante le operazioni.
Dall’altra parte, chi si difende facendone uso può incrementare le proprie possibilità di successo proprio grazie al supporto al contrasto degli attacchi nemici che i droni offrono: in questo senso, la strategia di “Hellscape”, sarebbe uno strumento da non sottovalutare per il suo ruolo di incremento delle possibilità di successo di chi subisce un attacco.
Beatrice Scavino